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Andare rivestiti dell’autorità di Cristo

paul washer round

Le missioni (5) - di Paul David Washer

«E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra”».
Matteo 28:18

La rivendicazione da parte di Cristo del possesso di una autorità assoluta è di grandissima importanza per la chiesa rispetto alla chiamata ad assolvere il grande mandato. Ciò appare particolarmente chiaro alla luce di due fatti innegabili: la natura colossale del compito e la fragilità degli individui che sono stati chiamati a svolgerlo. Nei versi 16 e 17, immediatamente precedenti la dichiarazione di Cristo circa la propria autorità, leggiamo:

Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, l'adorarono; alcuni però dubitarono.

Il nostro testo ci mostra delle persone che sembrano le meno adatte a cambiare il mondo. Non erano dei grandi uomini di fede o valorosi e, come noi, possedevano una fede frammista a dubbi, talvolta erano obbedienti altre volte esitanti, volenterosi, ma anche timorosi. Non erano uomini leggendari! Ma Gesù conosceva le loro debolezze e andò loro incontro. Ai loro dubbi e timori egli contrappose la sua autorità assoluta su tutte le cose senza alcuna eccezione, limite o restrizione. David Brown e John Trapp descrivono brillantemente questo contrasto con le seguenti osservazioni:

Quali sentimenti avrà generato in loro il grande mandato! «Dovemmo noi conquistare il mondo per te, Signore, pur non essendo stati capaci di vincere sulle nostre debolezze; noi che siamo dei galilei ignoranti, senza mezzi e incapaci di influenzare in alcun modo le creature più umili? No, Signore, non prenderci in giro». «Non mi prendo gioco di voi, né vi mando in guerra a vostre spese: Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque»1.

«Andate con questa mia forza, come fece Gedeone contro i madianiti (Giudici 7:13), e se anche voi foste simili a pani d’orzo, poveri e disprezzati, abbatterete le tende di questo mondo, le fortezze di Satana. Se anche aveste solo brocche e trombe nelle vostre mani, nondimeno compirete grandi imprese»2.

La dichiarazione di Cristo sulla propria autorità suprema, raggiunse l’effetto desiderato. I discepoli divennero presto leggendari e, nell’arco di una generazione, conquistarono regni e «misero sottosopra il mondo» (cfr. Atti 17:6).

La stessa autorità che, negli ultimi due millenni, ha assistito la chiesa negli imprevisti più inverosimili, continua a farlo ancora oggi con altrettanto vigore. Se la chiesa della generazione presente vuole assolvere il compito di portare il Vangelo a ogni creatura sotto il cielo, dovrà confidare, senza riserve, nello scettro di Cristo. Se il missionario di oggi vuole davvero essere uno strumento utile al progresso globale del regno di Cristo, dovrà cessare totalmente di confidare nella carne e attingere la forza e il coraggio dall’autorità assoluta e dal potere inesauribile di Colui che lo manda.

Quando mettiamo a confronto la forza maligna di quest’epoca decaduta con le nostre debolezze, il compito del grande mandato ci appare un’impresa assolutamente impossibile. Ma se guarderemo al Cristo esaltato che ha vinto e che si fa avanti per vincere (cfr. Apocalisse 6:2), allora potremo credere che le cose impossibili all’uomo sono possibili a Dio (cfr. Matteo 19:26; Marco 10:27; Luca 18:27).

Per concludere, cosa vuol dire che a Cristo è stata data ogni autorità in cielo e sulla terra? Significa che «se ne va piangendo colui che porta il seme da spargere, ma tornerà con canti di gioia quando porterà i suoi covoni» (Salmi 126:6); significa che ci sarà «una folla immensa che nessuno [può] contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che [starà] in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E [griderà] a gran voce, dicendo: “La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono, e all'Agnello”».


NOTE

.1 David Brown, The Four Gospels, p. 134.

2 John Trapp, Commentary on th Ol and New Testament, vol. 5, pp. 281-282.

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