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Il grande mandato e l’obiettivo del discepolato

paul washer round

Le missioni (7) - di Paul David Washer

«Fate miei discepoli tutti i popoli».
Matteo 28:19

Posiamo considerare queste parole come il “grande comandamento” del "grande mandato". Infatti esse costituiscono l’unico ordine che troviamo espresso in Matteo 28:19-20. I verbi “andate”, “insegnate”, e “battezzate” sono tutti dei participi che descrivono il modo in cui questo comandamento dato deve essere attuato. Il compito delle missioni non è quello di andare, insegnare e neanche quello di battezzare, ma è quello di fare discepoli! Quindi, nonostante lo zelo e i sacrifici, l'opera missionaria non sarà altro che paglia, legno e stoppia1 se non ci si impegna a compiere quello per cui si è stati mandati: fare dei seguaci di Cristo!

La frase: “fate discepoli” è la traduzione del verbo greco mathéteuó, che a sua volta deriva dal verbo manthánō che significa imparare. La forma nominale mathétés (discepolo) indica perciò il discente, l’alunno. Il discepolo è dunque colui che è continuamente impegnato nell’apprendimento attraverso l’istruzione e l’imitazione del proprio insegnante o maestro. Perciò, un discepolo di Cristo è colui che, essendo entrato in una relazione salvifica con lui mediante la fede, è ora attivamente impegnato a diventare come il suo Maestro mediante lo studio e l’apprendimento del suo insegnamento e mediante l’imitazione del suo esempio. Questa definizione ben si accorda con le parole di Cristo:

«Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore. Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore»2.

Il grande obiettivo del discepolo è quello di diventare come il proprio maestro. In molte, se non in tutte le altre religioni e fedi diverse dal cristianesimo, il discepolo può anche raggiungere il livello del proprio maestro se non addirittura sostituirlo. Nel cristianesimo, però, per quanto elevato possa essere il livello raggiunto dal discepolo, egli rimarrà sempre un discepolo. Il Maestro dei cristiani non è un uomo che ha fatto un percorso più avanzato rispetto a quello dei propri seguaci; no, egli è Dio fatto uomo: l’incarnazione di tutta la verità, la sapienza e la giustizia. Cristo è separato, distinto dai suoi discepoli e dal resto della creazione; la differenza non è solo quantitativa, ma qualitativa. Cristo sta in una categoria tutta sua! Questo è il motivo per cui ai discepoli ci si riferisce sempre come tali e mai come maestri o insegnanti. Gesù disse:

«Ma voi non vi fate chiamare "Rabbì"; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo»3

Il missionario farà molto bene a ricordare questa verità. Come la santificazione, il discepolato è un processo continuo nel quale ci troviamo sempre ad imparare, a cercare di apprendere più verità possibile ed a sforzarci di imitare il nostro Maestro. La nostra formazione non finisce con la laurea che riceviamo da una scuola biblica o da un seminario teologico; la nostra formazione avrà fine con la venuta gloriosa del Signore e la trasformazione del «corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che egli ha di sottomettere a sé ogni cosa»4.


NOTE

1 1 Corinzi 3:12

2 Matteo 10:24-25

3 Matteo 23:8-10

4 Filippesi 3:21

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