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La chiesa: colei che manda i missionari

paul washer round

Le missioni (37) - di Paul David Washer

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (Matteo 28:19-20).

“Le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri” (2 Timoteo 2:2).

“Non imporre con troppa fretta le mani a nessuno, e non partecipare ai peccati altrui; conservati puro” (1 Timoteo 5:22).

È impossibile parlare di missioni tralasciando il tema dei bisogni o delle necessità finanziarie correlate con l’invio e il sostegno dei missionari sul campo. Riguardo a ciò, il giusto atteggiamento da assumere viene esaustivamente riassunto nella terza epistola di Giovanni. In essa l’apostolo scrive a Gaio riguardo ai "missionari" del loro tempo:

“Perché sono partiti per amore del nome di Cristo, senza prendere niente dai pagani. Noi dobbiamo perciò accogliere tali persone, per collaborare in favore della verità”1

Giovanni non sta scrivendo di ogni presunto missionario, ma di coloro che sono davvero missionari: di coloro che sono andati in missione non per guadagno o fama, ma solo per amore di Cristo. Tali uomini e donne non solo sono degni di essere sostenuti, ma sostenerli è un privilegio.

Nell’ammonizione di Giovanni, la parola "accogliere" è tradotta dal verbo greco hupolambáno, che letteralmente significa "prendere o ricevere dal basso", di solito, con lo scopo di sollevare o portare. William D. Mounce lo definisce come "prendere qualcosa, mettendosi sotto quella cosa"2. Nel contesto di questo passo, l’accoglienza di cui parla Giovanni e di cui esorta Gaio a prestare nei riguardi di questi predicatori itineranti non si limita al contributo finanziario, ma comprende qualsiasi sostegno di cui potrebbero aver bisogno per svolgere il loro ministero. Un’ammonizione meno nota, ma simile a questa, è quella che l'apostolo Paolo dà a Tito:

“Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giurista, e di Apollo, perché non manchi loro niente. Imparino anche i nostri a dedicarsi a opere buone per provvedere alle necessità, affinché non stiano senza portare frutto”3.

In entrambi i casi menzionati sopra, il donare non è semplicemente per il bene del missionario o dell'opera missionaria, ma anche per il beneficio dei donatori: affinché possano "collaborare in favore della verità" e “non stiano senza portare frutto". Quindi, dare alle opere missionarie della chiesa non dovrebbe mai essere visto come un semplice dovere, ma come un'opportunità per benedire ed essere benedetti. Gli anziani, che guidano il popolo di Dio attraverso l'insegnamento e l'esempio, devono promuovere questa attitudine rispetto al donare.

Anche una lettura sommaria dei passi del Nuovo Testamento che parlano del "mandato", rivelerà che ogni credente e ogni chiesa, senza eccezione, sono chiamati a contribuire al grande mandato. Noi siamo chiamati ad andare oppure a sostenere coloro che vanno con le nostre preghiere e il nostro sostegno finanziario. Prima di partire per il campo di missione in India, William Carey disse quanto segue ai pastori e alle chiese in Inghilterra:

"Io scenderò nella miniera, ma ricordatevi che voi dovete tenere la corda".

Da allora sono passati diversi decenni e nulla è cambiato. O scendiamo in miniera come missionari o teniamo la corda per quelli che vi scendono. In entrambi i casi, il lavoro, il sacrificio e le cicatrici segneranno la nostra vita. Riflettiamo chiedendoci: “Dove sono le mie cicatrici?” o “Quanto mi è costata la mia partecipazione al grande mandato?”.

Ci molti modi in cui i missionari delle missioni contemporanee possono essere sostenuti sul campo. Non rientra nelle scopo specifico di questo articolo considerarli singolarmente, ma citeremo i modi più rappresentativi.

In primo luogo, ci sono i missionari di tipo bi-vocazionali e cross-culturali, i quali usano il loro impiego ordinario come mezzo per entrare in un paese e condividervi il Vangelo attraverso l'interazione e le relazioni personali. Questo è un ministero onorevole e bisogna lodare tali missionari. Tuttavia, coloro che si sentono chiamati a questo ministero devono essere consapevoli che tale impiego può, talvolta, richiedere l’impiego di una grande quantità di tempo, e può essere estremamente faticoso stabilire il giusto equilibrio tra lavoro ordinario e ministero. L'apostolo Paolo era un fabbricante di tende di professione e usava anche la sua vocazione per mantenersi4. Tuttavia, quando Sila e Timoteo arrivarono a Corinto, portarono aiuti finanziari dalla Macedonia5 e "Paolo cominciò a dedicarsi completamente alla Parola, testimoniando solennemente ai Giudei che Gesù era il Cristo"6. Da questa breve descrizione della vita di Paolo, comprendiamo che è biblico e lodevole avere dei missionari con una doppia vocazione, ma, nella maggior parte dei casi, è preferibile che un missionario si dedichi completamente alla Parola.

In secondo luogo, ci sono i missionari il cui sostegno è fornito interamente dalla loro chiesa o denominazione, così che non abbiano bisogno di lavorare o di procurarsi il sostegno finanziario. Grazie a Dio ci sono delle chiese locali bibliche abbastanza grandi da riuscire a sostenere finanziariamente una o più famiglie di missionari. Vi sono poi anche delle denominazioni in grado di fornire pieno sostegno ai loro missionari grazie alla cooperazione di molteplici chiese locali che mettono insieme i loro fondi collaborando all’impresa. L'obiezione secondo cui tale sostegno impedisce al missionario di vivere per fede, è assurda. Che un missionario sia pienamente sostenuto o meno, ci vuole comunque una fede “sovrumana” per lasciare la chiesa, la famiglia e gli amici, e spostarsi con la propria famiglia dall'altra parte del mondo per vivere come stranieri in una terra straniera!

In terzo luogo, alla grande maggioranza dei missionari evangelici conservatori viene richiesto di procurarsi il sostegno prima di essere inviati sul campo. Non c'è nulla di non biblico in tale metodologia, e quando è praticata correttamente può essere una benedizione per il missionario e per le stesse chiese che si offrono di sostegno. Tuttavia, questo metodo di sostegno è talvolta praticato in un modo tendenzialmente umiliante e persino degradante per il missionario e la sua chiamata. Questo accade quando al missionario viene data la piena responsabilità di procurarsi il suo sostegno senza il coinvolgimento diretto degli anziani. Tale pratica richiede che l’aspirante missionario si autopromuova, faccia “chiamate a freddo” e propini la propria visione a chiese e conduttori che non hanno consapevolezza della vera natura della sua chiamata né se egli possieda tutte le qualifiche necessarie. Un tale scenario può essere evitato quando gli anziani che hanno formato e ordinato il missionario si assumono anche la responsabilità del suo sostegno finanziario. La chiesa che invia dovrebbe essere la prima a donare con sacrificio per inviare il missionario in modo degno di Dio nel campo di missione. Gli anziani della chiesa dovrebbero poi assumersi la responsabilità di raccogliere il sostegno rimanente contattando altri pastori e chiese e parlando del carattere e della chiamata del loro candidato missionario. Lo scrittore ai Proverbi ci dà la seguente ammonizione: “Altri ti lodi, non la tua bocca; un estraneo, non le tue labbra”7. Questo intervento degli anziani a favore del missionario trasformerà la “designazione del missionario” da una terrificante necessità a uno sforzo incoraggiante.


NOTE

1 3 Giovanni 1:7-8

2 Mounce Greek Dictionaru

3 Tito 3:13-14

4 Atti 18:1-5

5 2 Corinzi 11:9; Filippesi 4:15

6 Atti 18:5

7 Proverbi 27:2

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